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Farmacie

Giornata mondiale del farmacista

La figura del farmacista, che oggi vedete dietro al bancone nelle vostre farmacie di vicinato, è una figura dalle origini antichissime.

Le storie e le descrizioni di tale professione si perdono tra le pagine di storia.

Una professione in costante evoluzione

La professione ha subito nel corso dei secoli notevoli modifiche, fino a raggiungere la forma che oggi si è delineata.

Il punto di partenza cronologico è il secolo XIII durante il quale la figura dello speziale si separa da quella del medico che fino ad allora riuniva in sé le due professioni, stabilendo la diagnosi, la conseguente terapia e approntando i medicamenti necessari. In questa attività il medico era coadiuvato dallo speziale o rizotomo che non era altro che un umile artigiano al suo servizio, abile nel arte di preparare, mescolare vari miscugli con finalità terapeutiche.

Durante il medioevo

A partire dall’anno mille la professione dello speziale cominciò a svolgersi in forme sempre più autonome rispetto al medico fino a quando con il secolo XIII, soprattutto per volontà di Federico II di Svevia, nipote di Federico Barbarossa, imperatore e re di Sicilia, non si affermò la piena autonomia professionale degli speziali.

Federico II, il grande mecenate

Federico II, grande mecenate, volle fortemente la promozione delle scienze, delle lettere e della filosofia.
Fondatore della Università di Napoli che ancora oggi porta il suo nome dette un indirizzo in parte nuovo al pensiero scientifico del tempo, concedendo spazio e credito alla cultura araba e stimolando gli studiosi ad occuparsi di problemi nuovi riguardanti in modo particolare la matematica,ma sopratutto l’ALCHIMIA (chimica) e le scienze naturali. Nel solco della tradizione della famosa Scuola Medica Salernitana, Federico II nel corpus normativo che è noto come “Costituzioni di Melfi” aveva inserito un decreto secondo il quale nessun medico poteva esercitare la professione se non si fosse laureato alla Scuola Medica di Salerno e stabiliva pene severe per i ciarlatani che facevano commercio di medicamenti falsi e pericolosi. Si arrivava a stabilire la pena capitale per chi avesse venduto veleni o medicamenti nocivi capaci di ottenebrare le facoltà mentali.

Volle regolamentare con puntualità l’esercizio della professione medica e di conseguenza anche di quella del farmacista, o come dice il testo statutario degli aromatari (da aroma, sostanza di odore e sapore gradevoli) venditore di aromi.

Vengono puntualmente definiti i rapporti tra medici e farmacisti e si vieta loro ogni forma di associazione che avrebbe portato a inevitabili conflitti di interesse, si direbbe oggi. Ai medici era proibito anche avere una propria bottega di farmacia.

Medici e speziali

Sia i medici che gli speziali devono prestare un preciso giuramento di sottostare al controllo messo in atto dall’autorità statale grazie all’opera di due ispettori preparati e degni di fede, di nomina imperiale. Ogni infrazione alle regola è punita con pene molto severe che vanno dalla confisca dei beni e sino alla pena capitale.

Lo spirito delle Costituzioni di Melfi si ritrova in molti statuti delle Arti degli Speziali che fioriranno in molte città dell’Italia centro settentrionale, come Firenze e Siena. In essi si fissano i principi fondamentali su cui basare l’esercizio della professione, quali l’obbligo di giuramento, l’osservanza di un codice ufficiale, il divieto di fare società tra medici e speziali, la proibizione per questi ultimi di esercitare l’arte medica, l’obbligo di osservare la tariffa (un tetto massimo di costo, per contenere i guadagni in difesa dell’interesse pubblico, da tarì, moneta d’oro di origine araba), il controllo periodico delle spezierie da parte di ispettori imperiali.

Il primo statuto del Duecento

Nell’Italia dei comuni anche, l’affermarsi di forme corporative legate alle professioni comportò l’elaborazione di testi statutari importanti per regolamentare lo svolgimento dell’attività. Tra i primi statuti del Duecento si ricorda quello veneziano del 1258 e quello di Padova del 1260.

Norme puntuali regolamentano l’avvio di nuove attività commerciali in ambito urbano: ogni nuova spezieria doveva sorgere a almeno cento passi di distanza dalla più vicina, era fatto obbligo di disporre di una insegna con un simbolo (logo) che veniva usato anche come marchio per i sigilli.

Il grande sviluppo del Quattrocento

Ma il grande sviluppo si ebbe nel Quattrocento. E’ in questo secolo che le leggi codificate relative all’esercizio farmaceutico si presentano come l’esito di un percorso normativo che parte da lontano e che ha il suo coronamento nel valore di legge assunto da ogni disposizione contenuta nei testi statutari degli speziali, ancora rappresentati, come nei secoli precedenti da forme corporative che continuano ad avere nomi diversi, soprattutto Arti e Corporazioni.

La corporazione degli Speziali era, in tutti i casi, una delle più importanti, qualificandosi come una delle così dette Arti Maggiori che detenevano il potere e, confluendo nell’organismo corporativo per eccellenza dei mercanti. Fu proprio grazie al ruolo svolto dagli Speziali nell’ambito della Mercanzia, su un’area territoriale sempre più ampia, che i loro statuti cominciarono a presentare una uniformità di contenuti, quando non di forma, che aveva comportato il superamento di specificità locali per un orientamento di ordine più generale e di maggior respiro. Ma con questo quadro normativo complessivo siamo ormai in pieno Cinquecento.

Dal Cinquecento ad oggi…

La figura del farmacista si diffonde quindi in tutta Europa a macchia d’olio. Ogni speziale di ogni città e di ogni paese inizia a comporre le proprie medicine.

Mentre in alcuni paesi la figura del farmacista resta più legata alla popolazione e al suo sostentamento, in altri stati si fonde con altre professioni. Siamo ormai in tempi più recenti quando, le grandi industrie chimiche dei coloranti si convertono un industrie farmaceutiche che affiancano il farmacista sul territorio.

Anni e anni di lotte, modifiche della professione, hanno portato al farmacista di oggi. Una figura estremante professionale che preserva la salute sul territorio. Primo approdo per il cittadino per l’accesso e il diritto alla salute, il farmacista è sempre pronto ad aiutare la popolazione e ad assistere i malati, seguendo la sua Etica professionale.

…e dopo avervi raccontato la nostra storia, AUGURI A NOI!

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